Paccheri di Gragnano alle Mazzancolle e Maracuja Taverna di San Romualdo Ravenna

Paccheri di Gragnano alle Mazzancolle e Maracuja Taverna di San Romualdo di Ravenna

La pasta di Gragnano, ottenuta dall’impasto della semola di grano duro con acqua della faldaacquifera locale, oggi è esportata in tutto il mondo e sono presenti nella località circa venti pastifici. Il 14 Ottobre del 2013 viene riconosciuto IGP (Indicazione Geografica protetta) dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, il quale ha rilasciato il disciplinare di produzione Pasta di Gragnano, e nel 2019, Gragnano Città della Pasta viene ufficialmente riconosciuto come Consorzio di Tutela della Pasta di Gragnano IGP. Tra paste lunghe, corte, laminate e al forno sono numerose le tipologie di pasta Gragnano, ma tra le più apprezzate e rinomate spiccano i paccheri.

I Paccheri di Gragnano

Con la loro forma di maccheroni giganti soddisfano anche i palati più esigenti. I paccheri di Gragnano hanno una taglia molto superiore alla norma. La trafilatura al bronzo, l’acqua dei vicini Monti Lattari e il particolare processo di essiccamento sono le caratteristiche principali che rendono i Paccheri di Gragnano I.G.P. speciali, perfetti per pranzi a base di sugo della tradizione campana. Essendo una pasta altamente versatile i modi per gustare i paccheri e i condimenti possibili sono infiniti.

Nella foto il piatto: Paccheri di Gragnano con Mazzancolle e Maracuja proposto dalla Taverna di San Romualdo a San Romualdo di Ravenna

Il nome “Pacchero” deriva da termine “pacca” che alcuni fanno risalire da un termine greco che in lingua italiana si traduceva come “pacca” (per indicare uno schiaffo dato a mano aperta ma senza intenzioni ostili) mentre altri, sempre a proposito di “pacca” sostengono la tesi di un aneddoto di fine Ottocento quando gli scugnizzi napoletani erano soliti raccogliere gli scarti di lavorazione della pasta durante l’asciugatura. A volte qualcuno teneva per sé il raccolto e quando il padrone lo scopriva era solito dargli un sonoro ceffone, in dialetto napoletano “pacchero”.

Gragnano: la città della pasta

Nonostante non manchi di attrattive storiche, culturali, artistiche e naturalistiche Gragnano è conosciuta soprattutto per essere la Città della Pasta. Basti pensare che qui la produzione dei maccheroni per uso familiare si è sviluppata tra il XVI e il XVII secolo. A quel tempo vennero costruiti una trentina di mulini dove veniva macinato il grano che arriva dal Tavoliere delle Puglia via terra e dalla Sicilia via mare. La fabbricazione della pasta veniva praticata in semplici botteghe artigiane fino ad arrivare, negli ultimi decenni del XVIII secolo, all’opificio, con un numero maggiore di addetti, attrezzi più moderni e locali di più grandi dimensioni.

Tra il Cinquecento e il Seicento poiché la produzione di pasta, ormai, si era trasformata in attività industriale, con tanto di operai specializzati in settori specifici come gli “spannatori”, coloro che tagliavano i maccheroni e li stendevano su canne, o gli “aizacanne”, particolarmente abili a portare la pasta in mano senza farla incollare. Nel decennio precedente l’Unità di Italia l’economia di Gragnano si reggeva quasi esclusivamente sui circa cento pastifici esistenti, dove si producevano quotidianamente circa mille quintali di maccheroni.

La Pasta di Gragnano è ottenuto dall’impasto della semola di grano duro con acqua della falda acquifera di Gragnano. Gragnano si trova sul confine sud della provincia di Napoli, sulle prime balze dei Monti Lattari in un territorio con una particolare fertilità vulcanica. Oggi il territorio è un punto di riferimento di eccellenza per quel che riguarda l’agroalimentare a livello europeo, grazie ai numerosi riconoscimenti di marchi di qualità e di tutela che sono ben sei: l’IGP per la Pasta, il DOC per il vino, i DOP per 2 formaggi, l’olio extra vergine di oliva ed i pomodori Tutti prodotti che esaltano questa parte del Made in Italy come ambasciatrice perfetta della Dieta Mediterranea nel mondo.